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Jacini, Stefano, conte.

Storico e uomo politico italiano, nipote del precedente. Ancora studente partecipò al movimento modernista e fu tra i fondatori della rivista "Il Rinnovamento". Pur esercitando la professione di avvocato non mancò di coltivare i suoi interessi storici per l'agricoltura e i movimenti migratori, presiedendo fra l'altro l'Opera Bonomelli per l'assistenza agli emigrati. Deputato dal 1919 per il Partito popolare, di cui era stato tra i promotori, fu dichiarato decaduto dal mandato nel 1926, poiché aveva aderito all'opposizione dell'Aventino contro il Fascismo. Nel periodo della dittatura si dedicò a studi di storia del Risorgimento: Un conservatore rurale della nuova Italia (1926), dedicato alla figura del nonno; La politica ecclesiastica da Villafranca a Porta Pia (1938), incentrato sui rapporti tra Stato e Chiesa; Un riformatore toscano dell'epoca del Risorgimento, il conte Piero Guicciardini (1940); Storia del Partito Popolare italiano che pubblicò solo nel 1951. Alla caduta di Mussolini nel 1943 entrò nel Comitato di Liberazione Nazionale e fu membro di quello dell'Alta Italia, organizzando anche l'insurrezione della Val d'Ossola. Quale esponente della Democrazia Cristiana fu ministro della Guerra nel primo gabinetto Parri (giugno-dicembre 1945), membro della Assemblea Costituente e infine senatore di diritto dal 1948. Come ambasciatore straordinario in Argentina ottenne la firma del trattato di emigrazione del 1948 (Milano 1886-1952).